lunedì 21 marzo 2011

RoboGeisha

Domani ho un esame e non ho proprio voglia di studiare...
-Gem Boy

L'ispirazione è un segno al quale l'artista non può resistere.
-Pubblicità dei pennarelli Giotto (e forse qualcun altro di più illustre, chissà)

Ci sono cose di fronte alle quali ci sentiamo costretti a dire la nostra opinione. Una di queste, per esempio, è la nuova app per iPhone e iPad che dovrebbe servire a curare i gay. Ma questo è un blog di cinema. E questo primo capoverso serviva solo a catturare la vostra attenzione. LOL.
Ok, ora arrivo al dunque.
RoboGeisha non è solo un film brutto.
RoboGeisha non è solo un film brutto giapponese.
RoboGeisha non è solo un film brutto giapponese con violenza gratuita.
RoboGeisha non è solo un film brutto giapponese con violenza gratuita e robottoni.
RoboGeisha non è solo un film brutto giapponese con violenza gratuita, robottoni e belle figliole.
Per capirlo, in caso non l'aveste ancora fatto, basta guardare il trailer:
Fatto?
Ecco.
Il film è un'ora, quarantuno minuti e trentadue secondi di questo, ma con in più preziosissime battute scritte e interpretate dal meglio dei Capitan Ovvio nipponici.
Della trama non parlo, perché non si parla di trama in film del genere, e al pubblico di RoboGeisha sicuramente della trama non importa. Né del fatto che non si capisca bene cosa sia la scena iniziale e in che punto della storia si collochi.
Una vera perla per gli amanti del trash.

giovedì 17 marzo 2011

She-Devil

1989
Regia di Susan Seidelman. Soggetto di Fay Weldon. Sceneggiatura di Barry Strugatz e Mark R. Burns. Con: Roseanne Barr, Meryl Streep, Ed Begley Jr, Linda Hunt.
Voto: 5,5/10

Ruth (Barr) è una donna decisamente poco attraente e priva di abilità domestiche particolari. Quando il marito (Begley) la lascia per la scrittrice di romanzi rosa Mary Fisher (Streep), bella, ricca e che vive in una casa che sembra una bomboniera, Ruth decide di vendicarsi portandogli via tutto ciò che conta per lui. Ed è proprio attraverso quest'operazione che riuscirà a ritrovare la stima di se stessa.

Tratto dal libro Vita e amori di una diavolessa di Fay Weldon, il film non ha particolari spunti da offrire, se non quelli classici della commedia americana per famiglie. Ruth e la Hooper (Hunt) ispirano simpatia, ma la vicenda, che vorrebbe essere dissacrante, non ci riesce fino in fondo, lasciando lo spettatore con un sopracciglio alzato. In sostanza però tutti i personaggi recitano bene la loro parte. Del resto, che colpa ne hanno se la trama non ha niente di speciale?

sabato 12 marzo 2011

Il Cigno Nero

Black Swan
2010
Regia di Darren Aronofsky. Sceneggiatura di Andres Heinz, Mark Heyman, John J. McLaughlin. Con: Natalie Portman, Vincent Cassel, Mila Kunis, Barbara Hershey, Winona Ryder.
Voto: 8/10

Nina Sayers (Portman) è una giovane ballerina che vive con una madre iperprotettiva e soffocante (Hershey). L'unica cosa sulla quale si concentra è il raggiungimento della perfezione tecnica, che ritiene fondamentale per diventare una famosa stella. Quando viene scelta da Thomas Leroy (Cassel) come protagonista per Il Lago dei Cigni, Nina si ritrova a dover affrontare un ruolo di purezza e precisione che le calza a pennello (il Cigno Bianco) e uno passionale e seducente del tutto al di fuori dalle sue corde (il Cigno Nero). L'equilibrio della ragazza, già vacillante, viene dunque profondamente scosso, anche a causa della nuova ballerina della compagnia, Lily (Kunis), tecnicamente imprecisa ma vivace e naturale, nella quale Nina identifica la sua rivale...

Si è sentito dire il bene e il male di questo film, e, data la natura del tema trattato, se ne può capire il motivo. Ma forse è solo una questione di gusto. Quel che è certo è che non avrebbero potuto scegliere una Nina migliore di Natalie Portman, a tratti una fragile bambola di carta, a tratti un uccello rapace.
La forza del film sono i suoi contrasti, bianco e nero, diavolo e acqua santa, eleganza e orrore, lo scontro violento e stridente tra due opposti, uno che incalza e l'altro che cede. E lo stesso accade con il pubblico:  se l'olio di Aronofsky trova olio vi si mischia, se trova acqua vi galleggia sopra.

giovedì 10 marzo 2011

E Morì Con Un Felafel In Mano

Ce la farò a riprendere il ritmo!!
Concedetemi oggi qualche espressione gergale, perché devo ammettere che ho delle difficoltà a parlare di questo film mantenendo un linguaggio di livello medio-alto.
In fin dei conti, quando ci vuole ci vuole.

He died with a felafel in his hand
2001
Regia di Richard Lowenstein. Soggetto di John Birmingham. Sceneggiatura di Richard Lowenstein. Con: Noah Taylor, Emily Hamilton, Romane Bohringer, Alex Menglet, Brett Stewart, Damian Walshe-Howling, Torquil Neilson, Sophie Lee, Francis McMahon, Ian Hughes, Robert Rimmer, Sayuri Tanoue, Haskel Daniel.
Voto: 6,5/10

Danny (Taylor), giovane aspirante scrittore, che adopera un rotolo di carta igienica infilato in una vecchia macchina da scrivere per non interrompere il flusso di coscienza (anche se ha battuto solo due frasi), è costretto, per una serie di curiose ragioni, a cambiare più volte casa, spostandosi da Brisbane a Melbourne a Sidney, trovandosi davanti di volta in volta femministe integraliste lesbiche, riti pagani per la fertilità, anarco-nazisti, poliziotti che sparano per uccidere, aspiranti attrici snob, omosessuali isterici e chi più ne ha più ne metta.

Tratto dal libro di John Birmingham, il film è sicuramente una buona fonte d'intrattenimento (e di masturbazioni mentali, specie se non si è troppo lucidi). Non si parla di una vera e propria trama, quanto di una serie di ritratti che ci presentano i personaggi più disparati, con alcuni dei quali alle volte forse anche lo spettatore ha dovuto avere a che fare. Tuttavia la formula funziona solo con un determinato tipo di pubblico, possibilmente dopo una serata movimentata, quando non si può più pensare di corsa, ed ogni frase assume un nuovo significato la cui eco rimbomba nella testa più e più volte.